Rwanda Congo 2014

DIARIO

Rwanda – Congo

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Searching info…

Agosto 2014. Il viaggio programmato questo anno ci ha visti scegliere la meta partendo da un sogno di sempre: incontrare i gorilla di montagna. Nei mesi invernali abbiamo viaggiato sul web per cercare informazioni, notizie, consigli. E poi abbiamo deciso di fare il contrario.

Certo, potevamo scegliere le strade più sicure, più facili e altrettanto valide per vivere questa esperienza organizzando il trek in territorio Rwandese o Ugandese ma dopo aver incrociato il sito del Virunga National Park abbiamo immediatamente capito che era importante andare in Congo. Nonostante tutto.

Per fortuna abbiamo ascoltato l’istinto e siamo stati premiati: non solo dall’esperienza in sé, con gli splendidi e fieri gorilla di montagna e con la natura rigogliosa della foresta, ma anche da una esperienza umana e di vita che ci ha cambiati dentro. In soli quattro giorni.

Sabato 16 agosto

Kigali Night

Kigali by night…

 

La sveglia come da tradizione è all’alba, alle 4.30. Zaini in spalla, taxi per aeroporto. L’aereo parte alle 6.40. To – Amsterdam / Amsterdam – Kigali ore 11.00. Arriviamo nella capitale rwandese alle 19.30 di sera. Ritiriamo qualche soldo in moneta locale e saltiamo su un taxi per l’Hotel Inside Africa, sulle colline. Siamo stanchi, il mio dito del piede è viola acceso (me lo sono rotto qualche giorno fa, che sfiga). Decidiamo di cenare solo con una birra vista Kigali nel giradinetto dell’Hotel. Sotto di noi le luci della città. Siamo di nuovo “under an african sky”….

 Domenica 17 agosto

Genocide Memorial

Genocide Memorial- Kigali

 

Dopo una bella dormita dedichiamo la mattinata a risolvere problemi. Non siamo ancora riusciti ad avere il visto ufficiale per il Virunga National Park e ci siamo resi conto che passando in Congo dobbiamo fare un secondo visto per il rientro in Rwanda. Bene. Restiamo attaccati a computer e Skype per un tot di ore ma alla fine risolviamo il tutto. Ci dedichiamo alla pianificazione dei giorni a venire e poi con un taxi ci facciamo portare al Genocide Memorial Center (interessante, intenso, forte, commovente), facciamo un breve giro per la città, visitiamo il tristemente noto Hotel des Milles Colines. Al ritorno in albergo facciamo gli spocchiosi con un bagno in piscina e poi ci incamminiamo a piedi per la città, in cerca di un posto dove mangiare. Ci sollazziamo con una cena indiana davvero molto buona. Nite Kigali, time to sleep.

 Lunedì 18 agosto

Bruco su fiori

Bruco su fiori…

 

Oggi, dopo una ricca colazione e nonostante il mio piede acciaccato, ci mettiamo in cammino per Kigali. Dobbiamo organizzare il tour per i prossimi giorni in giro per il paese e cerchiamo una piccola agenzia locale – Bizidanny, trovata! – per provare a definire tappe e costi. Kigali è sparsa su innumerevoli colline e facciamo sali scendi mille volte… Alla fine definiamo il giro, visitiamo innumerevoli banche per avere il cash con cui pagare e ci regaliamo una birretta pomeridiana condita di piscina al tramonto osservando le decine di falchi che volteggiano intorno a noi e che qui vivono in città, come da noi i piccioni.. Decidiamo per una cena in un posto vicino all’hotel – Iris Restaurant – per poter andare e tornare a piedi. Luogo più modesto rispetto all’indiano di ieri ma lo stomaco ringrazia comunque. A tavola siamo in tre, noi due e un bruco che fa lentamente su e giù dalle foglie e dai fiori del vasetto appoggiato sul tavolo, per tutta la durata della cena. Gli ho offerto anche un sorso di birra ma ha declinato…

Martedì 19 agosto

Strada campi

On the road – Rwanda

 

Il mattino ci vede in partenza per il tour programmato: ci viene a prendere la nostra guida e driver per i prossimi giorni –  Gabriel – Gabi – e ci tocca ancora girare per banche alla ricerca degli ultimi soldi mancanti e poi, finalmente, si esce dalla città. La nostra meta oggi è il parco di Akagera. Ci arriviamo al pomeriggio dopo un bel po’ di chilometri passati ad osservare dal finestrino il magnifico paesaggio rwandese. Colline coltivate a tè, campi, villaggi, strade che si inerpicano su alte colline e poi si tuffano a valle. Entriamo nel parco e facciamo il primo mezzo tour della parte sud. L’Akagera è un parco di medie dimensioni, riaperto da non molti anni. Al suo interno si possono vedere sia animali della savana (elefanti, bufali, gazzelle, leoni ecc) che fauna e flora di habitat differenti. Certo, dopo aver visitato i grandi parchi della Tanzania pare piccola cosa ma una visita la consigliamo davvero. Alla fine del tour arriviamo al Super Lodge del parco: struttura semivuota e un po’ fatiscente ma munita di piscina (inutilizzabile visto il freddo…), vista impagabile, stanze dignitose. Nonostante l’esperienza ci distraiamo nello scarico bagagli e i babbuini si infilano nella jeep e ci fottono un sacchetto contenente pezzi di torta comprata al mattino, banane e acqua….Grandi! In attesa dell’ora di cena ci facciamo una birra, e quando mai no, e una chiacchierata via Skype con papà, poi a seguire una ottima cena a buffet e… una gran dormita!

 Mercoledì 20 agosto

Zebre Akagera

Akagera Park – zebre

 

 

Oggi la giornata è in gran parte dedicata alla visita del parco nelle zone che si spingono fino al nord. Ci accompagnano sempre  Gabriel e Didier, un giovane ranger. La bellezza del piccolo parco Akagera, più che nella presenza di animali – non così facilmente visibili – sta tutta neila sua multiformità di ambienti naturali. Al suo interno si percorrono spazi e si ammirano orizzonti molto diversi tra loro: dall’ambiente tipico della savana a zone paludose, da sponde di laghi abitate da numerosissime famiglie di ippopotami a aree di media montagna, territorio di antilopi dalle lunghe corna e zebre. Un piccolo gioiello naturalistico da sostenere. Questa sera si ritorna a Kigali come base per la notte: sulla via del ritorno facciamo uno stop birretta e spiedini al Jumbo Beach Lake, e ci facciamo anche un po’ di chiacchiere tra umani con Gabi e Didier. Arriviamo a Kigali oramai con il buio e alloggiamo allo Step Town Hotel. Cena. Nanna.

Giovedì 21 agosto

Foresta

Nyungwe forest – Rwanda

 

Colazione e poi si parte. La nostra destinazione finale è Nyungwe e il relativo parco ma la strada è lunga per cui oggi faremo una tappa intermedia pernottando a Risiza. Lungo la strada il nostro percorso prevede uno stop a Nyamba per visitare il palazzo reale. Lo facciamo ma la visita è davvero un po’ triste e sottotono… più che un palazzo reale sembra una grossa cascina riattata. Però commuove l’importanza attribuita e la pomposità con cui vi portano a visitarlo. Se capita, non saltatelo… Lo stop successivo è a Huya, al confine con il Burundi, con birretta defatigante: qui decidiamo di saltare il National Museum. La strada che ci aspetta è ancora molto lunga e su queste strade è meglio non viaggiare per troppe ore con il buio. Che qui è proprio buio. Scordatevi l’illuminazione stradale…..Arriviamo a Risiza attraversando il parco-foresta pluviale di Nyungwe. Un tripudio di vegetazione, silenzi, nebbie, scimmie…. bellissimo. L’Hostal di questa notte è ricavato in un ex ostello religioso – non tanto ex – che riesce ad essere più triste e squallido di una caserma. Ci assegnano una casetta isolata al fondo di un burrone vicino al lago. 600 scalini per scendere e 600 per salire. Il mio piede ringrazia…Le stanze sembrano uscite da un film horror, ma pazienza. Siamo al confine con il Congo e nel silenzio della notte vediamo tra la foresta le luci dell’altrove.

 Venerdì 22 agosto

Assalto scimmie

Monkey assault…

 

Oggi la sveglia è alle 5.00 del mattino: evviva! La nostra destinazione è sempre il parco Nyungwe. Arrivati all’interno del parco stazioniamo in attesa che si liberi la stanza del nostro alloggiamento e Sigfrido si organizza per una gita. Io passo, il piede col dito rotto oggi mi fa troppo male.  La scelta è per un trek verso le cascate. Si ritrova intruppato con un gruppo di ragazze italiane e non. Unico maschio. Non sono gelosa. Tanti auguri a lui! Io nel mentre faccio una doccia,  la muffa alla Guesthouse, vengo assalita da un branco di scimmie per cui devo rifugiarmi in stanza di corsa e mi godo lo spettacolo di decine e decine di simil colibrì (Sun Birds) che pasteggiano tra i petali di fiori selvatici. Al ritorno di Sigfrido decidiamo per un pomeriggio relax solo osservando la natura intorno a noi (qui basta sedersi dove sei e guardare, non devi cercare nulla di strano: foresta, uccelli, scimmie, versi e suoni, colori…). Ceniamo alla Guesthouse con Laura, nuova amica canadese, una giovane coppia inglese e altri avventori che vanno e vengono. Risate e birre si sprecano. Time to sleep. Again.

 Sabato 23 agosto

Bambini

Children

 

Al mattino salutiamo la guesthouse e il parco e ci dirigiamo verso la prossima tappa: Kibuye. Il tragitto che ci separa dalla meta ci regala immagini bellissime: su e giù per le mille colline del Rwanda, su strade di terra rossa ancora in costruzione, attraversando foreste di eucalipti e villaggi, le solite migliaia di persone in transito sul ciglio della strada, viste su valli immense, cieli di nuvole in transito, bambini e uomini su biciclette di legno, donne con carichi inimmaginabili sulla testa. Quasi tutta la strada che percorriamo è un cantiere, anche qui in appalto cinese. Ogni tot chilometri si incontrano draghe, operai locali, capi cantiere con gli occhi a mandorla e caschetto. E comunque vediamo decine e decine di cavi di fibra ottica che vengono posati lungo la strada. Ah, meno male che questo è il terzo mondo. Quindi noi siamo il settimo, almeno… Arriviamo a  Kibuye, sul bellissimo e omonimo grande lago. Ci piazziamo in stanza e dopo un due ore di riposo nullafacente decidiamo per fare un giro in barca, nel primo pomeriggio, all’isola Napoleon, una delle più interessanti tra le decine di isolette che punteggiano il lago di fronte a noi.

 

 

 

Napoleon dall'alto

Napoleon Islay – lake Kibuye

 

Ci imbarchiamo insieme a Gabi e a una guida-guidatore di barca. Arrivati sull’isoletta ci aspetta un piccolo trekking di un’oretta circa fino alla cima. Il giro è davvero bello: rive del lago, tratti di sentiero in mezzo agli alberi, cima rocciosa. Ma la vera particolarità è che l’isola Napoleon è la casa di una colonia di milioni di pipistrelli giganti – fuit bats. E quando dico milioni, intendo proprio milioni. Sono bellissimi e i versi di allarme che fanno al nostro passaggio sono assordanti, affascinanti, indimenticabili. Saliamo fino in vetta e ridiscendiamo, ci imbarchiamo di nuovo e facciamo sosta su un’altra isola per un bagno nel lago. Sull’isola nuova troviamo i resti di un piccolo bar tutto di legno con annessi spogliatoi, ma oramai abbandonato da anni. Qui Gabi si fa dare lezioni di nuoto dalla guida e rischia di affogare sotto i nostri occhi, mentre una povera scimmia solitaria, abbandonata qui da chissà quanto tempo, ci viene a trovare. Probabilmente portata qui quando la spiaggetta era meta frequentata. Naturalmente mi si spezza il cuore… Dobbiamo comunque riprendere la barca e andare: ceniamo alla Guesthose e dopo cena, nel buio più totale in riva al lago, con su di noi lampi e tempesta bellissimi da fine del mondo, chiudiamo la serata con Gabi e la sua chitarra, cantando e bevendo insieme. Oggi è il 24 agosto, la mezzanotte è passata per cui è il compleanno di Sig!

Domenica 24 agosto

Campo profughi

Campo profughi Congolesi

Ieri sera abbiamo litigato con un austriaco isterico vicino di stanza che ci ha assaliti perché secondo lui facevamo troppo casino…. in due…. io e Sig….parlando… vabbè… per cui siamo stati davvero contenti di sentire per tutta la notte un rumore surreale che proveniva dal lago, oltre ai tuoni e ai lampi: il Disco Boat! Una grossa barca che portava turisti locali e turisti stranieri per tutta la notte in giro per il lago con alcool free al bar e musica a manetta sparata da casse delle dimensioni di un dinosauro! Grazie vendetta del destino…. Dopo colazione partiamo verso  Rubavu/Rubona. La strada che ci separa dalla nostra meta finale ha una sola definizione: super dumping! Il tragitto tra le montagne è comunque bellissimo: attraversiamo villaggi, foreste, piantagioni di tè, campi profughi congolesi…. 🙁  Arriviamo a Rubavu/Rubona all’hostal Paradise Malahide, anche questo sul lago. Semplice ma molto bello, davvero. Decidiamo per un pomeriggio avventura alle hot spring, appena fuori dal paese. Anche Gabi si entusiasma, si ferma pure sulla strada per comprarsi un costume da bagno ma l’avventura non comincia neppure. Appena arrivati in prossimità delle sorgenti calde finiamo impantanati con la jeep. In modo all’apparenza irreversibile. Accorre tutto il villaggio in soccorso e tra conciliaboli, assi di legno, spintoni e scossoni di una ventina di uomini riusciamo a estrarre l’auto dalla palude. Ma nel frattempo sono caduti tutti i finestrini… ah, bene….. alla fine ci tocca pagare per l’aiuto e senza nessun bagno nelle fonti calde torniamo all’hostal per lasciare libero Gabi di cercare un’autofficina…

Un po’ avviliti, ma non troppo, ci consoliamo con una doccia e qualche birra open air nel giardino della Guesthose, vista lago e barche a bilanciere di pescatori con le lanterne che escono dal porticciolo.  Che schifo, vero? Beh, oggi è ancora il compleanno di Sig!

 Lunedì 25 agosto

Lago da Malahide2

Lake view

 

Mattinata solve problem: Gabi e Sig vanno in città (beh, paese…) per cercare sigarette oramai agli sgoccioli, altra autofficina sempre per l’auto, un carica telefono locale – che abbiamo acquistato come oramai di consuetudine per non spendere troppo nel comunicare con casa –  che si è rotto…. Al ritorno passiamo qualche ora con lui, un suo amico che lo ha raggiunto – un giovane commerciale che lavora per un progetto di energia a basso costo per i villaggi – e facciamo chiacchiere davvero interessanti. Ci salutiamo con Gabriel, che torna verso Kigali: un congedo affettuoso e sentito. Stampiamo i visti che ci consentiranno domani, si spera, l’ingresso in Congo e dedichiamo il resto di oggi solo al riposo, per prepararci alla partenza di domani. Ci lanciamo anche in un bellissimo bagno e nuotata nel lago, con uccelli dalle fogge e dai versi strani che ci volano sulla testa e ammarano – o allagano? – accanto a noi per pescare….

 Martedì 26 agosto

Frontiera

Border of Congo

 

Dopo aver ricomposto gli zaini ci regaliamo una colazione abbondante in riva al lago. A seguire prendiamo un taxi per la frontiera, la Grand Barriere. Un nome mitico. Da qui in poi siamo soli. Ci mettiamo in coda per i documenti. Concluse le pratiche burocratiche, dopo lunga attesa varchiamo a piedi la frontiera tra Gysengi e Goma ed entriamo in Congo. Raggiunta l’altra parte ci aspetta una nuova coda e funzionari di polizia decisamente meno gentili. Teniamo un profilo basso.  Ci aspetta la jeep del parco, conosciamo Eric, il driver che ci porterà al Virunga. Le strade del Congo ci raccontano subito un’altra realtà. Polvere, buche, confusione, povertà, tensione, armi, esercito, camionette delle Nazioni Unite ovunque. Passiamo dall’ufficio di Vianneh, che in Goma è stato l’ottimo tramite per l’organizzazione della nostra permanenza. Passiamo in periferia a prendere le due guardie armate del parco che ci devono scortare fino al Virunga ed usciamo dalla città.

Lungo il percorso attraversiamo e percorriamo campi di lava nera, strade dissestate, villaggi poverissimi, innumerevoli check point dell’esercito piazzati nel nulla, basi ONU. Incrociamo nebbie e piogge, campi verdi e camion scassati, polvere e foresta, colori, donne che trasportano pesi e bambini, uomini carichi di machete, fucili, zappe, fatiche…

 

Torretta ONU

ONU check point

 

Due ore di strada tra un check point dell’esercito ed un altro e siamo nel quartier generale del parco, sempre tenuti in stretto contatto radio con i ranger. Su questa strada, ad aprile di quest’anno, hanno sparato in un’imboscata al direttore del Virunga, l’eccezionale Emmanuel De Merode, che per fortuna è sopravvissuto quasi miracolosamente alle ferite riportate ed è tornato immediatamente al comando del parco.

Dopo aver attraversato un villaggio esterno attaccato all’area protetta arriviamo all’ingresso del Virunga e poi, dopo averne attraversato un altro che è già dentro  l’area del parco dove alloggiano le famiglie dei ranger arriviamo al Mikeno Lodge. Ci accolgono Patience, Ciprien, Alice, Clemence….. Attorno al Lodge è piazzato il campo tende delle guardie. Il Bungalow è stupendo, persino esagerato per noi ma ce ne faremo una ragione 🙂  Siamo immersi nella foresta, attorno a noi scimmie di svariati tipi e sotto i piedi…. decine di millepiedi grossi come salsicce!

 

 

Ingresso Virunga

Virunga gate

 

Ci aspettano quattro giorni pieni al Virunga: il trek per incontrare i gorilla – la famiglia di Humba – il trek per incontrare una famiglia di scimpanzél’orphanage dei gorilla, l’incredibile esperienza con il team dei ranger che lavorano con i cani per contrastare il bracconaggio –  Congohounds- Virunga National Park –  le sere davanti al fuoco con Francesca, ingegnere forestale italiana africana di vita, il giovane ingegnere spagnolo, il meccanico belga, il direttore del parco di  Garamba, il pilota parigino del bimotore che l’ha portato fin qui, i ragazzi dello staff che gestiscono l’alloggiamento, il nostro incredibile driver Eric che ha saputo far passare una jeep su sentieri impossibili, le scimmie, gli uccelli, i fiori, i millepiedi, Alexis, il ranger che “J’aime beaucoup la forète”…..

Noi pensiamo che bisogna tornare. E torneremo. Per tutti: bisogna avere prima di tutto il coraggio di andare. Non è così difficile, davvero.  Venire qui e sostenere quella parte di umanità che ci fa sentire fieri di essere uomini. Insieme alla foresta che abbraccia e protegge Humba.

Fate uno sforzo. Facciamo uno sforzo.

Visit Virunga

Sito ufficiale del Parco Nazionale del Virunga

Virunga – Documentario vincitore del Festival Cinema Ambiente 2014 – Torino

 

più nel dettaglio…

Mercoledì 27 agosto

Verso Virunga jeep 2

verso i gorilla…

 

Ci svegliamo all’alba per prepararci a partire per il tanto sognato trek per avvicinare i gorilla di montagna. Ci aspettano due ore di jeep con Eric e l’immancabile guardia armata. Percorriamo, da un certo punto in poi, una strada che si arrampica sul vulcano davvero incredibile: la strada è in certi tratti davvero verticale, non molto di più che un sentiero fangoso e roccioso  che l’abilissimo Eric domina con le ruote e le marce ridotte. Un driver davvero eccezionale! Intorno a noi la foresta, i minuscoli villaggi di tre-quattro case, i campi coltivati a sorgo rosso, le persone al lavoro come macchie di colore all’orizzonte. Incrociamo veloci sguardi con sciami di bimbi che spuntano improvvisamente dal bush, con vecchi seduti a fumare su un tronco al bordo del campo, con donne che trasportano fazzoletti pieni di bambini minuscoli, con ragazzi a piedi nudi che trascinano taniche d’acqua…. Arriviamo all’entrata del parco e ci prepariamo alla partenza. Sulla radura attorno alla baracca-check point ci sono almeno quaranta uomini di tutte le età che aspettano di vedere se li ingaggiamo per trasportarci gli zaini. Purtroppo abbiamo con noi una attrezzatura minima per cui non ci serve ma l’immagine è davvero forte. Io devo passarci in mezzo, scortata dal ranger col fucile, per andare a fare la pipì alle latrine. Devo dire…. un po’ imbarazzante come esperienza… Il ranger che ci farà da guida, assieme ad altri 4 uomini armati, ci fa un briefing per spiegarci cosa vedremo e quali sono le varie famiglie della zona che potremmo incontrare. Da contatto radio scelgono per noi la famiglia di Humba, il silverback che oggi potremo avvicinare assieme alla sua famiglia…

 

Gorilla cucciolo

Baby gorilla

 

Ci aspettano due ore circa di cammino in una foresta selvaggia e magnifica, intricata e silenziosa, rumorosa e umida. Alcuni tratti del sentiero dobbiamo percorrerli di corsa perché il camminamento è invaso da formiche rosse grosse come noci. Non riusciamo a salvarci neppure così e ce le troviamo addosso. E pizzicano pure!  L’esperienza è davvero incredibile.  Arrivati nell’area dove la famiglia di Humba staziona indossiamo le mascherine (non si può rischiare di trasmettere loro germi o virus), ci muoviamo silenziosi e circospetti e arriviamo a pochi metri da loro: abbiamo solo un’ora per osservarli e seguirli. Sono magnifici. Humba, il silverback, due cuccioli, un altro giovane maschio adulto, le femmine…. ci guardano, li guardiamo…. il ranger comunica con loro a versi. Loro mangiano, giocano, risposano, si spostano di qualche centinaio di metri e noi li seguiamo. Sono tranquilli anche se la stazza del maschio alfa è davvero impressionante. E anche i loro sguardi, così simili ai nostri. Chissà che pensano davvero di noi. L’ora a nostra disposizione vola in un soffio. Ci aspettano il rientro di altre due ore a piedi, le due ore di jeep tra fosse e foresta. Arriviamo infangati, umidi e sognanti. Doccia e poi cena in compagnia: con Francesca, il direttore del Garambe Park e il pilota parigino di bimotore! Nite Humba, good Luck! – trek per incontrare i gorilla

 Giovedì 28 agosto

Chimpanze

Chimpanze

Oggi abbiamo deciso di provare anche il trekking per cercare di incontrare una famiglia di chimpanzè che recentemente i ranger del parco stanno tentando di avvicinare e di abituare alla presenza dell’uomo. Partiamo con Alexis, la nostra guida, e due guardie armate. Sempre fucili dietro o davanti a noi… Il giro è davvero bello. la parte di foresta che attraversiamo è davvero incredibile. Alberi giganteschi, fiori, scimmie, uccelli, tagli di luce tra l’ombra del verde. A circa un’ora di cammino arriviamo a poter vedere la famiglia di chimpanzè. Non così vicina come è stato per i gorilla, ma nella loro verità naturale e selvaggia. Li osserviamo da media distanza, loro ci osservano. Alexis è felice. Questa avventura di avvicinamento lo coinvolge oramai da un anno. Notti e giorni e notti e albe e sconfitte e vittorie e avvicinamenti e allontanamenti…. per lui comunque anche solo la foresta è ragione di vita. Ci spiega ogni fiore, ogni pianta, ogni foglia. Ci chiede, in un momento di pausa del cammino: “Vous aimez la forète?… J’aime beaucoup la forète…”. Questi sono uomini, e donne, accordati davvero con Pachamama. Torniamo all’alloggiamento e il pomeriggio non può che essere fatto di nulla e di relax davanti al camino acceso, tra una birra e una sigaretta, perché diluvia. E quando qui diluvia, diluvia sul serio. Ma restare, noi soli, ad ascoltare il rumore della pioggia torrenziale sulla foresta, con i fruscii delle scimmie che saltellano qua e là in cerca di cibo e rifugio è come continuare a viaggiare. – trek per incontrare una famiglia di scimpanzé,

Venerdì 29 agosto

Congohound

Congohound – Sabrina e soci

 

Oggi è giorno di partenza ma abbiamo comunque deciso di dedicare la mattina ad un’altra attività interessantissima del parco Virunga: l’incontro e il training con i ranger e i cani del progetto CongoHound. Attraversiamo il campo tenda e incontriamo il team di ranger che da qualche anno è stato creato e istruito per lavorare con i cani da ricerca, davvero preziosi e utili nella lotta al bracconaggio, al traffico di armi e d’avorio. L’esperienza con loro è lunga, complessa e composita. Ci spiegano prima come è nato il progetto, come e dove hanno fatto l’addestramento (in Europa, anche sulle nostre Alpi), e come lavorano ora. Il canile di fronte a noi nel frattempo latra e abbaia festante! I ragazzi del progetto CongoHound sono fantastici, hanno imparato a conoscere e ad amare i loro cani, che li aiutano più di un fucile in molte situazioni. Dopo la parte teorica ci dividiamo i ruoli. Sigfrido diventa il bracconiere e io, insieme ai ranger e a Sabrina, splendido BloodHound da traccia, i “buoni” in caccia. Fanno toccare a Sig, per non più di 10 secondi, un pezzo di pietra che viene poi chiuso in un sacchetto. Un ranger parte di corsa con Sig e spariscono nella foresta per nascondersi. Dopo più di mezz’ora il ranger ritorna e parte la caccia! Fanno annusare a Sabrina la pietra toccata da Sig e partiamo alla sua caccia-ricerca. Corriamo per più di un’ora tra foresta, liane che rischiano di farmi morire impiccata, fango, ragni e sterpaglie. Alla fine troviamo il “bracconiere”! Incredibile. Al ritorno facciamo ancora con loro una esercitazione con un altro cane per la ricerca dell’avorio e delle armi e anche lui, in un amen, trova ciò che doveva trovare. I ragazzi sono davvero orgogliosi di mostrarci il loro lavoro e noi commossi e stupiti – Congohounds- Virunga National Park .

 

Goma

verso Goma

 

Alle 14 circa dobbiamo partire per rientrare a Goma. Salutiamo tutti gli amici del Virunga, ci congediamo da Emmanuel De Merode, impegnato in un difficile colloquio con una decina di figuri locali non ben identificati, e partiamo in jeep per le due/tre ore su strada sterrata e scassata, sempre con guardia armata. Piove, anzi diluvia, e sulla strada del ritorno le veloci immagini del Congo che ci passano dal finestrino sono come pallottole dirette al cuore. Passiamo di nuovo la frontiera a Gysengi, sempre a piedi, prendiamo un taxi e ritorniamo al Paradis Malahide.

Non ci resta altro che farci una doccia, bere una birra guardando il lago e i pescatori che escono per la notte, consumare un’ottima cena e riposare. E cominciare a ricordare quello che abbiamo appena lasciato alle spalle. Con nostalgia.

Sabato 30 agosto

Sig Sheldon

new friends

 

Mattinata descanso con colazione sul lago e bell’incontro con un ragazzo americano, Sheldon, che lavora da anni nei campi profughi. A volte questi incontri ci fanno vergognare di noi e del nostro transitare sul pianeta senza lasciare traccia. Una persona davvero speciale. Oltre a discorsi seri non ci facciamo mancare anche il cazzeggio e con lui e  altri due ragazzi Rwandesi (un suo amico che si deve sposare e un rapper fusissimo, vedi foto!) passiamo in serietà e in allegria una bella ora comunitaria. Alle 14 prendiamo un taxi per la stazione di bus verso Kigali. Ci aspettano quasi 4 ore di tragitto. Sopravviviamo. Arriviamo all’oramai conosciuto Step Town Hotel. Prendiamo possesso della camera, ci docciamo e ceniamo. Poi a dormire. Semplice. Banale. Lineare. Normale.

Domenica 31 agosto

Step Town Hotel

Step Town Hotel

Fancazzismo in attesa di andare in aereoporto: questo l’unico modo di raccontare le lunghe ore che ci separano dalla partenza in serata. Sig si fa un mega trekking per la città in cerca di un posto dove stampare le boarding card, ci nutriamo a colpi di birre e patatine, fumiamo innumerevoli sigarette. Col buio ce ne andiamo. Con un taxi. Salutiamo Kigali immersa nel buio. Sparpagliata tra le colline. Ci pieghiamo senza forza reattiva a lunghe pratiche per l’imbarco e poi… si vola! Di notte questa volta…

Lunedì 1 settembre

Schipol Airport

Schipol Airport

 

Arriviamo all’alba ad Amsterdam – Schipol. Anche qui non ci resta che dedicarci al cazzeggio in attesa dell’aereo per Torino. Ci imbarcano e sbarcano per aereo rotto…. per cui dobbiamo anche affrontare una attesa irritante e imprevista. Alla fine si decolla, si vola, si atterra. Tornati a Torino…peccato.

 

 

 

 

ITINERARIO

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16 agosto 2014 – Torino – Amsterdam – Kigali – volo KLM

17 agosto 2014 – Kigali – in giro per la città – Genocide Memorial

18 agosto 2014 – Kigali – in giro per la città

19 agosto 2014 – da Kigali verso Akagera National Park

20 agosto 2014 – Akagera National Park – di ritorno a Kigali

21 agosto 2014 – da Kigali verso Risiza – tappe a Nyamba – Huya – arrivo a Risiza

22 agosto 2014 – da Risiza al Parco Nyungwe

23 agosto 2014 – da Nyungwe a Kibuye – sul lago – in barca Isola Napoleon

24 agosto 2014 – da Kibuye a Rubavu/Rubona – Lake Kivu

25 agosto 2014 – in preparazione per domani – relax sul lago Kivu

26 agosto 2014 – frontiera con il Congo – Goma – in jeep verso il Virunga

27 agosto 2014 – Virunga National Park – gorilla trek

28 agosto 2014 – Virunga National Park – chimpanzè trek

29 agosto 2014 – Virunga National Park – esperienza Congohound con i ranger – ritorno verso Goma – frontiera Rwanda – di nuovo a Rubavu/Rubona

30 agosto 2014 – mattinata riposo – pomeriggio bus per Kigali

31 agosto 2014 – Kigali – in attesa del volo – si decolla alla sera

1 settembre 2014 – Kigali – Amsterdam – Torino

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Chi è Aguaplano?

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