A rischio la biodiversità del Masai Mara
Secondo uno studio dell’università tedesca di Hochenheim pubblicata sul Journal of Zoology, negli ultimi dieci anni pare inarrestabile il declino numerico di molte specie che popolano il parco del Masai Mara in Kenya. Facoceri, giraffe, impala e altri erbivori subiscono una inarrestabile decrescita nonostante le politiche di protezione e tutela.
Le cause principali sono il disboscamento per l’allevamento intensivo di bovini e il bracconaggio; ma è la deforestazione la causa prima dell’inarrestabile decrescita. Per dare qualche numero della grandezza del problema: la migrazione di massa degli gnu dal Masai Mara al Serengeti oggi si calcola al 64% di animali in meno rispetto agli anni ’80, le zebre sono diminuite di tre quarti.
L’area del Masai Mara in Kenya e del confinante Serengeti in Tanzania rappresentano uno degli ultimi luoghi al mondo dove poter osservare, conservare, costruire l’equilibrio tra natura e cultura nel rispetto reciproco. Magari dove poter, con cuore e criterio, sperimentare nuove forme di sviluppo sostenibile. Invece si perpetuano logiche antiche di profitto selvaggio (ricordiamo ad esempio che la deforestazione per allevamento intensivo serve a produrre carne per l’occidente in maggior parte…).
Ciliegia sulla torta il sempre aleggiante progetto dell’autostrada in Tanzania che taglierebbe in due il parco del Serengeti. Sempre per far circolare più merci e più in fretta: osteggiato dalle forze sane e lungimiranti tanzaniane e non solo da ambientalisti occidentali da salotto.
C’è da riflettere su che mondo vogliamo o non vogliamo.
Il tempo è quasi scaduto…
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