Colombia 2017
DIARIO
Colombia 2017
COLOMBIA! L’ARRIVO A BOGOTÀ E IL CAÑO CRISTALES
12/16 agosto 2017 – Dopo un interminabile viaggio Torino Parigi Bogotà approdiamo lo stesso giorno nel quale siamo partiti, il 12 agosto… Tutto in un giorno per la follia dei fusi orari. Atterriamo alle 17.30 ora locale. Taxi, B&B e alle 19.30 siamo a letto senza cena. Per noi è notte fonda! Il giorno seguente, 13 agosto – domenica – siamo naturalmente sfatti ma riusciamo come sempre a girare per la città respirando colori, cieli, profumi e… freddo! Siamo a 2640 metri sul livello del mare. Dopo La Paz e Quito (che sono già nella nostra lista delle meraviglie del mondo già viste) è la terza capitale del Sudamerica in ordine di altitudine…
La giornata ci vede protagonisti del solito amato Gran Tour a piedi: percorriamo in lungo e in largo, in alto e in basso, la città di Bogotà per almeno 20 chilometri. Nel frattempo, non sappiamo come né perché, riusciamo ad organizzarci via Skype il tour a Caño Cristales del giorno seguente. Caño Cristales: meraviglia naturale colombiana che da poco è di nuovo accessibile ai turisti (era zona inaccessibile delle FARC). Alle 21.00 siamo a letto, stanotte si parte!
Il 14 agosto con la triangolazione taxi, bus, microaereo Bogotà/Macarena arriviamo a destinazione. Lo shock termico è notevole: dal freddo della capitale in altura passiamo ai 30 gradi umidi de La Macarena. Neanche il tempo di scaricare i bagagli in hostal e partiamo per il primo trekking del nostro tour: parco, Mirador, Caño Cristalitos. Una barca ci porta per un tratto di fiume dal paese, per raggiungere la sponda opposta del fiume. Da lì: passi, fatica, natura meravigliosa e un ristoratore bagno nel torrente! Al ritorno doccia corroborante e cena. Siamo stanchi e soddisfatti. Un po’ anche frastornati, come mentire?
Il giorno di oggi, 15 agosto, ci chiede una sveglia alle 5.30, colazione alle 6.30 e la partenza per Caño Cristales: stesso tratto di fiume in barca e poi un’ora circa di jeep per raggiungere la partenza del trekking. Il cielo purtroppo è grigio e il caldo incombe. La camminata è molto lunga: attraversiamo radure sterminate, tratti di foresta, torrenti invasi dalle famose alghe rosse che trasformano il corso d’acqua in un torrente di vino, per gli ottimisti, di sangue per i pessimisti. Affascinante comunque! Ogni tanto piove e cerchiamo di restare asciutti il più possibile fino a che, sul tratto del ritorno, scopriamo che dobbiamo guadare a piedi un fiume con l’acqua all’altezza delle stelle: zaini alti sulla testa! Beh, a questo punto chissenefrega…
Da qui in poi non facciamo una piega per il resto delle due ore di cammino che ci riportano alle jeep, sotto un diluvio biblico. I piedi navigano nelle scarpe, l’underwear si è trasformato in una acquitrinosa poltiglia di mutande e tshirt senza confini. Cerchiamo solo di proteggere le macchine fotografiche e i telefoni. Tornati in hostal ci fa quasi senso fare la doccia, che comporta nuovamente acqua, ma ci rassegniamo all’igiene. Poi cena e festa con balli e canti locali. Un po’ kitsch ma anche questo fa parte del viaggio.
16 agosto: i giorni alle nostre spalle sono magnifici. Trekking, natura, cultura. Barche e foreste, fiumi rossi e diluvi torrenziali. Stiamo conoscendo ogni giorno persone nuove, Colombiane e non. Ognuna con un pezzo di racconto di vita che ci arricchisce. La natura ci sovrasta… siamo incantati da tutto. Fradici e incantati! La nostra partenza per ritornare a Bogotà è prevista per il primo pomeriggio per cui come non approfittarne per una mattinata di trekking? Ritorniamo a Caño Cristales per esplorare un’altra zona. Oggi almeno c’è il sole e i colori della natura sono più vividi e contrastati: ideale per qualche scatto aggiuntivo. A fine trekking ricompattiamo velocemente gli zaini e raggiungiamo a piedi il piccolissimo aeroporto dentro i paese: carico bagagli con carretto tirato da mulo e… partenza su una libellula d’acciaio piccola come una smart! aaargh…
Per riuscire a rientrare a Bogotà dobbiamo volare da La Macarena a Villavicencio e da lì arrangiarci con un bus o altro. Il volo per me è il solito panico ma devo ammettere che con la coda dell’occhio rimango affascinata dallo spettacolo che solo un piccolo aereo può darti: volare, ma non così in alto: letteralmente tra una nuvola e l’altra. Atterriamo a Villavicencio sotto una pioggia sottile e scopriamo che altro non si può fare che affittare un’auto condivisa per raggiungere Bogotà. Facciamo, paghiamo: oltre all’autista ci siamo noi due e un giovane militare in divisa che sta tornando a casa.
I chilometri previsti non sono tantissimi per cui siamo ottimisti: sbagliato! Finiamo da un certo punto in poi in code sterminate tra le montagne per imprevisti lavori stradali… restiamo bloccati per più di un’ ora in prossimità della città all’imbocco di un tunnel che ogni tanto viene chiuso… arriviamo che è buio e per completare la giornata l’hostal che avevamo prenotato stamattina per non avere pensieri pare sia sparito dalla faccia della terra. Indirizzo sbagliato? Fregatura? Io resto sul ciglio di una strada del centro storico con gli zaini e Sigfrido comincia un pellegrinaggio a piedi che dura ore… alla fine grazie a vari tassisti, poliziotti e pietosi passanti riusciamo a raggiungere la meta… sfatti, affamati, un poco depressi. Passerà…
DA BOGOTÀ VERSO IL NORD DELLA COLOMBIA E LE MONTAGNE
17/23 agosto. Rientrati a Bogotà dal magnifico Caño Cristales proseguiremo nei prossimi giorni per il nord della Colombia con bus vari ed eventuali. Le Mete: Villa de Leyva, Ranohira, Guadalupe, Barichara. La nostra prima base, il 17 agosto, è a Raquira, un piccolo paesino da cui far base per i giri dei prossimi giorni. Alloggiamo in un B&B spettacolare in mezzo alle campagne ospitate da due donne davvero uniche. Pilar ci viene a raccattare con una macchina scassatissima dandoci appuntamento di fronte al bar pasticceria che gestisce. Arranchiamo per strade sterrate e raggiungiamo la loro fattoria B&B davvero speciale: una casa di campagna immersa nella natura, due cani pulciosi ed enormi, due gatte, quadri, libri, storie di due vite ricchissime di esperienze, cultura, arte. Le giornate/serate passate con loro ci lasceranno per sempre un ricordo profondo e pieno.
Il 18 e il 19 ci muoviamo da Raquira con i vari bus locali che collegano i paesini della zona e visitiamo, tra l’altro, la bellissima Villa de Leyva che, anche se un po’ troppo turistica, ci regala l’incredibile Festival de Las Cometas (Aquiloni!): sole e voli colorati, temporali a manetta ogni mezz’ora, passi, birre e fotografie, per finire le giornate con una cena sul patio del B&B con le nostre fantastiche nuove amiche. Domani si parte per una piccola meta che ci hanno segnalato e che non era nei nostri piani: evviva l’improvvisazione! Andiamo a vedere…
Partiamo con gli zaini in spalla il 20 agosto e con un bus che ci raccoglie per strada proseguiamo per il nostro piccolo paesino sconosciuto: Guadalupe. Il primo bus, dopo un tot di chilometri ci lascia ad un crocevia ad Oiba. Qui stazioniamo per un po’ e scopriamo che per arrivare a Guadalupe, arroccata in alto, dobbiamo comprarci un passaggio su una jeep/bus che parte dopo qualche ora. Pazienza e tempo lento: aspettiamo. Arrivata l’ora X ci caricano sul cassone insieme ad altri viaggiatori locali (qui turisti quasi zero). Viaggiamo tra il fango per un’ora circa inerpicandoci su e su e su e arriviamo in questo piccolo e affascinante comune della Colombia che fa parte del dipartimento di Santander.
L’abitato venne fondato dai fratelli Amorocho Silva nel lontano 1715… Wiki docet… Bellissimo e vero! Ci stiamo due giorni(20 e 21 agosto) facendo bellissimi trekking e scoprendo boschi e torrenti con… i buchi! Las Gachas!!! Incredibili pozze dove ci si può bagnare tra le rocce. Un luogo incredibile, altro che Iacuzzi!!! E’ importante però sapere che il posto, essendo davvero poco turistico, non offre nulla di ciò a cui siamo abituati o che scioccamente possiamo aspettarci.
Fatichiamo a trovare da dormire in uno dei pochissimi hostal del paese (la prima notte ci dobbiamo arrangiare in una stanza magazzino di fortuna, l’alternativa era restare in strada!). Per mangiare la soluzione migliore è quella di comprare generi di conforto nei negozi e rosicchiarli in stanza o su una panchina del parco Central: non aspettatevi ristoranti aperti!
Oggi, 22 agosto, proseguiamo per la terza meta prefissata verso il nord della Colombia: la splendida Barichara, regione di Santander. Scaricati dal bus troviamo un riparo per la notte in un bell’hostal dallo stile backpack come oramai raramente si trova in giro per il mondo. Anche qui ci aspettano passi a volontà tra le vie strette, chiese, palazzi coloniali e trekking in natura. Passiamo il pomeriggio a zonzo inerpicandoci per stradine lastricate di una pendenza imbarazzante, raggiungendo Mirador mozzafiato, sedendoci nel parco centrale ad osservare la vita di ogni giorno, brindando a cena con varie birre alla nostra ennesima tappa raggiunta.
Il giorno a seguire improvvisiamo: abbiamo deciso di fare un trek che da Barichara ci porta al paesino di Guane, e ritorno. Si tratta di un percorso che faceva parte di una strada Sacra costruita in passato dagli indigeni e poi utilizzata dai conquistatori spagnoli: la Strada Real. Dalla cima del paese, lungo la strada alta che circonda Barichara, parte il sentiero di circa 5 chilometri che si sonda tra colline, boschi, pascoli, torrenti. Tutto in un silenzio riempito solo dai rumori della natura. Il percorso è per la maggior parte accidentato perché si sviluppa per la sua gran parte su una pavimentazione piuttosto accidentata di pietre e lastroni pietrosi irregolari. Occhio! Arriviamo sudati e felici a Guane, micro paesino coloniale semplice e suggestivo. Aspettiamo nella piccola piazza centrale uno dei tanti minibus che collegano i villaggi a cadenza “quasi” regolare di circa mezz’ora.
Merita qui il dettaglio di una avventura collaterale: salgono a Guane con noi, di ritorno a Barichara, due giovani turisti francesi corredati di giovane cane border collie. Dopo un breve scambio ci raccontano che non è loro ma li ha seguiti facendo con loro tutto il Cammino Real… Arriviamo alla meta e scendiamo e il cane li segue. Noi, un po’ vigliaccamente, ci defiliamo per il nostro hostal ma quando torniamo per strada eccola lì: da sola. Naturalmente ci vede e ci corre incontro come fossimo i suoi genitori! Passiamo con lei qualche ora nel Parco Centrale per capire se ritrova la via di casa. Nel mentre recupero la sua “carta di identità” perché ha al collo un collare con nome, Lola, e numero di telefono. Proviamo a mandare un messaggio al numero ma la risposta non arriva. Sempre nel mentre la forsennata Lola, come sotto effetto di cocaina, corre come un missile per tutto il Parco, si trascina dietro tutti i cani maschi esaltati che incontra, insegue i piccioni, si mangia tutto il pane e formaggio che ho nello zaino, si tuffa due volte nell’artistica fontana centrale nuotando in cerchio… sotto lo sguardo di tutti gli astanti che naturalmente son convinti che sia il nostro cane… ahahahah
Torniamo mesti in hostal e ci segue: chiediamo aiuto alla ragazza che gestisce il posto e il permesso per farla entrare con noi. La ragazza, col suo telefono locale, riesce a telefonare al numero che abbiamo e finalmente, dopo circa un’ora, una ragazzina con guinzaglio viene a riprendersela. Lieto fine! Nota di colore: quando Lola vede la sua padroncina le va incontro zoppicando, un falso clamoroso! Che attrice! Esausti ma non sazi dalla giornata decidiamo che, invece che risposare, è ora di ripartire! Chiudiamo gli zaini e saltiamo sul primo bus, direzione nord: Riohacha. Optiamo per un doppio step, Barichara Bucaramanga e da lì, dopo una pausa di qualche ora a zonzo, bus notturno per Riohacha. Risparmiamo pure una notte in hostal. Sarà una notte lunga e scomoda ma ancora non lo sappiamo… o facciamo finta…
PENISOLA DELLA GUAJIRA – L’ESTREMO NORD DEL SUDAMERICA
24/26 agosto 2017 – Il nostro viaggio prosegue verso la costa nord della Colombia. Abbiamo raggiunto Riohacha al mattino del 24 agosto, scelta base per organizzarci e partire per l’avventura dell’estremo nord del Continente Sudamericano: la penisola della Guajira, terra aspra e desertica, riserva naturale e territorio abitato dalla popolazione india (Wayuu, Wayu, Wayúu, Guajiro, Wahiro). Lo step a Riohacha, dove Sig festeggia il suo compleanno, è una specie di sauna infernale. Un clima così caldo e umido l’abbiamo incontrato raramente… l’hostal che scegliamo si rivela una specie di cantiere in fase di ristrutturazione piuttosto poco confortevole. Pazienza.
Impavidi ci lanciamo in un primo giro per il paese sul mare ma tutto ci pare brutto e ostile: torniamo mesti all’hostal e decidiamo di rintanarci nelle ore più torride. Verso sera tentiamo la seconda sortita e, con un sole meno feroce, riusciamo a trovare una piccola agenzia locale per organizzarci il tour della Guayra di domani, a osservare le cose con occhio più rilassato, a scegliere un ristorante qualunque per festeggiare il compleanno di Sig e ad ammettere che non tutto è così brutto come ci era sembrato questa mattina, anzi. A parte il caldo. Che anche con il buio cerca di ucciderci…
L’indomani, 25 agosto, partiamo con una jeep per la prossima “tre giorni” selvaggia. Compagni di viaggio Cyril e Steph, in viaggio per il mondo da quasi un anno (coppia Swiss/USA – qui il loro interessante sito Welcometo-ourworld.com) e Jeannhete più mamma (Colombia). Il viaggio nel territorio dell’estremo nord della Colombia è semplicemente magnifico: chilometri di saline, terre aspre e pietrose, deserti, zone di dune sabbiose sahariane, mari cristallini, cieli di buio assoluto e stelle pulsanti.
Nei due giorni raggiungiamo Cabo Vela, Punta Gallinas, l’estremo nord del Continente Sud delle Americhe con il suo faro, vari villaggi e zone di scogliere a picco sul mare. Scaliamo dune, nuotiamo in mari raggiunti a piedi tra venti di sabbia avvolti da un caldo infernale, ci svegliamo con pappagalli sulle spalle che curiosano nelle nostre tazze di caffè, ci congediamo dal giorno sotto cieli stellati in un magico e suggestivo silenzio.
DA RIOHACHA E PALOMINO VERSO CARTAGENA
27-30 agosto 2017 – verso Cartagena. Rientriamo in jeep dalla Penisola della Guajira nel catino umido e afoso di Riohacha il 27 agosto. Da qui proseguiamo il giorno stesso, congedandoci dai nostri compagni di viaggio, con il solito scassobus che per un po’ di chilometri viaggia verso sud e arriviamo a Palomino. Più piccolo rispetto a Riohacha, sul mare ma con la foresta e le montagne che lo sovrastano. Stesso clima caldo invivibile, anzi forse un po’ peggio. Bene…
Scaricati dal bus come un sacco, per trovare un posto per dormire ci trasciniamo con i nostri zaini sudici e pesanti dentro ad una sauna naturale e approdiamo ad un letto. Un bell’hostal in cima alla collina immerso in un intrico di verde e fiori con transito continuo di insetti vari ma per fortuna anche uccelli colorati e colibrì. La sera e la mattina seguente ci vedono protagonisti del salvataggio di un cane cucciolo che, in assenza di assistenza veterinaria, ci porta in prima linea tra termometri, fiale, iniezioni. Forse se la caverà… Chissà come starà oggi piccolino, speriamo… domani si riparte.
La mattina del 28 agosto proseguiamo, di bus in bus, di cammino in cammino, verso Cartagena. Le avventure varie sul tragitto non si fanno attendere: il viaggio è come sempre infinito (ma dai finestrini di un bus è comunque sempre bello…), ci scaricano in periferia, saltiamo su un qualsiasi bus cittadino che si dirige verso il centro e che rimane immediatamente inchiodato nel traffico allucinante dopo poche centinaia di metri, ci facciamo chilometri a piedi per le vie buie della città di notte con gli zaini in spalla e approdiamo ad un orrido hostal. Ce lo facciamo piacere per forza. Troppo stanchi. CI penseremo domani.
Il giorno seguente ci trasferiamo in una stanza più civile cambiando hostal e ci tuffiamo in un giro per Cartagena, con missione primaria il recupero in contanti di dollari americani (tra varie banche e sportelli bancomat) che ci sono indispensabili per il prossimo trasferimento in barca dalla Colombia a Panama. Cartagena è davvero una città coloniale bellissima anche se, ad onor del vero, per noi che oramai ne abbiamo visitate tantissime tra il Centro e Sud America, pare un po’ troppo fintamente turistica.
Le sue piccole vie e piazze e architetture dentro le mura (El Centro) sono un tripudio di negozi di souvenir, vetrine di griffe uguali in tutto il mondo, ristoranti chic e altre amenità/fotocopia varie che ti fanno sentire a Positano o a San Marino, a scelta… vabbè. Ci godiamo una birra in un dehor sotto una pioggia torrenziale che pare non finire mai e poi ci aggiungiamo, spostandoci nel nostro quartiere base – Getsemani – cene, birre, spettacoli di strada. Passi, passi, passi… domani si riparte!
CAPURGANÀ: VERSO IL CONFINE TRA COLOMBIA E PANAMA
30 agosto/2 settembre 2017 – La frontiera tra Colombia e Panama. Il nostro viaggio prosegue oggi da Cartagena a Necoclì, sempre sulla costa, dove dobbiamo pernottare per poi prendere una barca per Capurganà, prima tappa del viaggio in barca di quattro giorni che ci porterà dalla Colombia a Panama via mare (a breve il nostro vademecum con le indicazioni per passare la frontiera Colombia/Panama – Panama/Colombia). Come sempre il tragitto su strada è lungo (i pochi chilometri sulla carta son sempre tante ore di tragitto… nessuna illusione). Come sempre, nonostante piccole scomodità, spostarci lenti in bus ci piace. Arriviamo a Necoclì dove pernottiamo in un piccolo e semplice hostal tra il centro del paese e la spiaggia.
La cittadina è semplice e accogliente, viva e vera. Ci sono mercati con banchi di frutta e vestiti, scarpe e detersivi. Ci sono negozi di ferramenta, calzolai, gommisti e cartolerie. Per dire, per sottolineare la differenza con il centro di Cartagena. Ci piace. Le camminate al pomeriggio, la birra sulla spiaggia e la cena alla sera ci rimettono al mondo. Vero. Il posto. Semplice e vera l’atmosfera. Un’ultima sigaretta sul tetto di cemento/cantiere dell’hostal tra tondini di ferro che svettano nella migliore tradizione delle case non finite del nostro sud ci dà la buonanotte.
Al mattino ci carichiamo gli zaini in spalla e raggiungiamo la spiaggia da dove partono le barche per Capurganà, ancora Colombia ma già estremo confine del paese. Infatti la partenza è già molto controllata dalle forze di polizia locali. I nostri zaini vengono passati al setaccio e annusati dai cani, i documenti verificati accuratamente. Naturalmente il mio zaino finisce per essere motivo di allarme e perquisito: ma perché i cani sentono così bene tutti gli altri cani che mi hanno annusato lo zaino? Droghe non ne ho, giuro…
Saliamo in barca: dopo circa un’ora e dopo un bel tragitto sul mare attracchiamo a Capurganà, un piccolo villaggio sperduto nel nulla ma ancora vivo di turismo, anche se sempre più estremo. Domani incontreremo il gruppo di San Blas Adventure per il nostro proseguimento verso le isole caraibiche e l’approdo a Panama. Il paesino è davvero “minimo” e accogliente. Ci mettiamo un po’ a trovare un posto per dormire ma una volta piazzati ci facciamo una camminata lungo la costa e, a seguire. alterniamo bagni, birre e relax. Il giorno seguente ci incontriamo con il gruppo e le guide in un bar del piccolo porto, ci rassegniamo al fatto che staremo in gruppo per i prossimi quattro giorni, definiamo le varie pratiche burocratiche/amministrative e poi ripetiamo il relax di ieri. Domani ci aspetta l’arcipelago di San Blas… Che schifo…
DALLA COLOMBIA A PANAMA – L’ARCIPELAGO DI SAN BLAS!
2/5 settembre 2017. Parte la nostra avventura attraverso l’Arcipelago di San Blas che ci porterà via mare dalla Colombia a Panama. Al mattino ci uniamo in gruppo (siamo circa 15 persone più Alexandra, la guida, e i quattro marinai) e da Capurganà, con le due barche che saranno il nostro unico mezzo di trasporto per i prossimi quattro giorni, raggiungiamo il paese ancora più minuscolo di Sapzurro. La baia è stupenda, il villaggio davvero basic: come un piccolo paese del Far West affacciato su un mare cristallino. Qui passeremo la serata e la notte preparando gli zaini per i prossimi quattro giorni: uno zaino piccolo con poche cose che utilizzeremo tutti i giorni e lo zaino grande che viene rinchiuso in un sacco per proteggerlo dall’acqua durante le traversate e che rivedremo poi… scegliere è semplice. Praticamente nulla: una maglia, il costume, le cose del bagno…
Passiamo la giornata anche qui camminando lungo la costa che ci fa scoprire tratti di mare, anse, baie, spiagge, boschi sul mare davvero unici. Qui ci capita, anche e purtroppo, l’incontro con una povera anima derelitta, un cane in condizioni pietose, che ci lascia una ferita aperta. Come a lui. Ora di cena: tavolata all’aperto. Si avvicina un cane che ha letteralmente il muso aperto da una ferita sicuramente provocata da un colpo di machete o non so cosa diavolo d’altro. Incredibilmente non sembra stare così male ma si sa, gli animali hanno un livello di sopportazione del dolore e delle condizioni estreme che noi manco ci sogniamo. Viene a prendersi le carezze da Sigfrido e da me, gli diamo qualche cosa da mangiare. Penso di salire in stanza per vedere se c’è qualcosa nella nostra farmacia che lo può aiutare ma… è già sparito. I nostri compagni di viaggio, il gruppo, non si accorge di nulla, o non vuole. Chissà dove sarai oggi piccola anima perduta, chissà se sarai ancora vivo. Che frustrazione, che tristezza, che rabbia, che dolore…
Abbiamo imparato, in tanti anni di viaggio, che si deve comunque proseguire. Sennò è meglio non partire proprio. Proseguire sempre cercando di fare il massimo di quello che si può, dove si è, con ciò che si ha. Proseguiamo. Proseguiremo… La prima tappa delle barche, il giorno seguente, ci vede fermi per circa due ore: approdiamo da Sapzurro al piccolo paese di Puerto Obaldia, primo avamposto panamense. Sbarchiamo fortunosamente, noi e tutti gli zaini piccoli e grandi di venti persone. I controlli della polizia e dei loro cani sui nostri bagagli sono minuziosi. Scarica tutto dalla barca, butta tutto per terra nel cortile della caserma, apri tutto, richiudi tutto… poi finalmente si riparte. Tra militari un po’ ostili e inquietanti.
Da qui in avanti cominciano quattro giorni da sogno che non vi raccontiamo day by day perché comunque non potrebbero mai rendere davvero l’idea di ciò che è stato: la barca ci trasporta di isola in isola attraverso il mare aperto, agitato. Sono mari cristallini come solo di notte in sogno ci si può immaginare. Sono isole deserte o, raramente, abitate da piccolissimi villaggi. Totale immersione nel territorio dei Kuna: un popolo antico e fiero, separato per quanto può dalla terraferma panamense.
Approdandoci, camminando per le isole. incontriamo in ordine sparso: bambini, aquiloni improvvisati, amache, capanne di paglia, rifugi notturni in piccole capanne di legno a palafitta sul mare, danze indigene, sabbia, cormorani, pellicani, gatti randagi, pappagalli, barriere coralline da “galleggiare” per ore a pelo d’acqua, fuochi di notte, scie d’acqua, stelle marine grosse come un melone, temporali inquietanti, sole bruciante, pescatori su canoe, lampi all’orizzonte luminosi come mai visti, noci di cocco fresche da bere appena cadute dagli alberi, notti di cieli scuri punteggiati di stelle. Immersi nel paradiso!
LA FRONTIERA TRA PANAMA E COSTA RICA: LA FINE DEL VIAGGIO E UN INIZIO!
6-15 Settembre 2017 . Il meraviglioso viaggio dalla Colombia a Panama attraverso l’arcipelago di San Blas finisce. Come tutte le cose magnifiche finisce. Sempre le cose magnifiche finiscono. Meno male perché altrimenti non sarebbero magnifiche. Pensando alla prossima che dovrà cominciare. E infatti la prossima è già vicina: ritorniamo a Panama e ci dirigiamo verso la Costa Rica dopo quasi dieci anni!
Nell’ultimo giorno di traversata dell’Arcipelago di San Blas, il 5 settembre, raggiungiamo la costa al piccolo e scassatissimo porto di Cartì. Qui sbarchiamo e con le Jeep attraversiamo in un lungo viaggio le montagne che dividono lo stretto istmo di Panama tra l’Oceano Atlantico e il Pacifico. A Ciudad de Panama facciamo scalo in Ostello, camerate comuni, doccia, cena. Il giorno dopo partiremo nuovamente con un aereo per avvicinarci al confine con il Costarica (Changuinola). Da lì affitteremo un taxi, se nessun bus si presenterà all’orizzonte, che ci porterà dalla frontiera Panama-Costarica a Puerto Viejo de Talamanca. Qui abbiamo un programma intenso per i prossimi giorni.
Tutto come previsto: alba, zaini, caffè, taxi per aeroporto, decollo, atterraggio a Cahnguinola, Costarica, passaggio della frontiera a piedi con le solite varie vicissitudini di ricerca dei vari baracconi sparsi che dovrebbero essere emigrazione/immigrazione tra i due paesi, passaggio della frontiera a piedi sul ponte di ferro (che emozione! L’abbiamo già fatto 10 anni fa, proprio qui…). Ora il vecchio ponte è crollato e ce n’è uno nuovo ma… non sembra tanto diverso dal primo.
Optiamo per un taxi dopo aver contrattato il prezzo e ripercorriamo la strada che si snoda tra piantagioni di banane già impacchettate sull’albero modello supermercato. Surreale… Approdiamo a Puerto Viejo de Talamanca e il nostro obiettivo per i prossimi giorni sarà quello prefissato fin dalla partenza: salutare vecchi amici, prendere possesso del territorio, girare in bicicletta tra la costa e le foreste dell’interno per vedere case e terreni che… ci interessano… visitiamo il Jaguar Rescue Center, pedaliamo lungo le strade e facciamo bagni a caso in mari cristallini. Aperitiviamo sulla spiaggia, compriamo generi di conforto al mercato e ci cuciniamo le cene, facciamo colazioni deliziose da Como en Mi Casa.
Le giornate scorrono calde e tranquille, il tempo gira lento ma proprio per questo pieno e ricco di esperienze, impegni, avventure, sensazioni, riflessioni, sogni, progetti. Ah…il nostro programma intenso prevedeva anche un certo passaggio… ci siamo sposati!
Sigfrido&Valeria – SoulMates, forever.
Pura Vida!
NOTA FINALE: Panama Alert! : Volo di ritorno in Europa: San Josè, Costarica – Panama City, Panama – Amsterdam, Holland – Turin, Italy. Se intendete raggiungere l’aeroporto di Panama City dal centro della città partire almeno 6 ore prima. Noi siamo partiti 5 ore prima e per 4h e 30′ siamo rimasti bloccati in un taxi rischiando di perdere il volo intercontinentale…
ITINERARIO
12 agosto 2017 – Torino – Parigi – Bogotà – volo Air France
13 agosto 2017 – in giro per Bogotà e organizzazione tour di domani
14 agosto 2017 – aereo Bogotà/La Macarena – primo trekking a Caño Cristales
15 agosto 2017 – secondo lungo trekking a Caño Cristales
16 agosto 2017 – al mattino terzo trekking a Caño Cristales – aereo per Villavicencio – lunghissimo viaggio in auto per rientro a Bogotà
17 agosto 2017 – altro giro per Bogotà, con funicular a Montserrate
18 agosto 2017 – bus per Villa de Leyva e poi a Raquira – B&B di Pilar in mezzo alle colline
19 agosto 2017 – torniamo a Villa de Leyva – Festival de Las Cometas (aquiloni)
20 agosto 2017 – bus da Raquira a Oiba – in jeep/bus a Guadalupe
21 agosto 2017 – tour e trekking a Guadalupe e dintorni – Las Gachas, torrenti e incredibili pozze d’acqua
22 agosto 2017 – da Guadalupe a Oiba in jeep – bus per Barichara – giro per il paesino coloniale
23 agosto 2017 – Barichara, trekking per il Camino Real fino a Guane – partenza in bus per Bucaramanga – giro per città e bus notturno per la costa nord: Riohacha
24 agosto 2017 – arrivo a Riohacha al mattino – caldo spaventoso! lasciamo zaini in hostal e giriamo per cercare tour di domani per la penisola de La Guajira – cena all’aperto per compleanno di Sigfrido
25/26 agosto 2017 – partenza in jeep per il tour de La Guajira – saline, deserti, Cabo Vela, Punta Gallina, dune sabbiose, mare cristallino – vari trekking nei due giorni nel territorio delle comunità native wayuu
27 agosto 2017 – rientro al mattino a Riohacha – bus per Palomino, sempre sulla costa, dove faremo uno stop per la notte – caldo elevatissimo e umidità – soccorriamo un cucciolo di cane malato!
28 agosto 2017 – tratta in bus eterna da Palomino a Cartagena – finiamo in un hostal bruttissimo!
29 agosto 2017 – al mattino cambiamo hostal – giro tra banche e bancomat per ritirare dollari in contanti per tour San Blas – camminiamo per Cartagena: centro storico e quartiere Getsemani – cena all’aperto con spettacoli di strada
30 agosto 2017 – partenza da Cartagena con volo per Monteria – bus per Necoclì – hostal molto accogliente e giro a piedi in paese: molto carino e vero!
31 agosto 2017 – barca da Necoclì a Capurganà – ci piazziamo in un hostal – paesino sul mare piccolo e magnifico – passi e bagni e birre e cena
1 settembre 2017 – incontro al piccolo porto all’ora di pranzo con Gruppo San Blas per organizzazione e accordi per la partenza di domani. Pomeriggio a zonzo ripetendo bagni e birre e cena – nel tardo pomeriggio trasferimento in barca a Sapzurro, altro piccolo avamposto qualche chilometro più avanti verso Panama – nottata in hostal in camerata.
2/5 settembre 2017 – partenza al mattino in barca (due barche) – prima tappa frontiera sulla costa a Puerto Olbidio – controllo documenti e cani antidroga – ripartiamo e approdiamo alla prima isola – notte in hostal su palafitte nel mare – villaggio – da qui in poi giorni di indios Kuna, villaggi, isole deserte, stelle marine, snorkelling in mari cristallini, palme, cocchi, amache, birre, temporali da fine del mondo e tramonti di sole da cartolina – ultimo giorno approdo in barca al porto panamense di Cartì – da qui jeep per alcune ore e dall’Oceano Atlantico raggiungiamo il Pacifico per una strada tortuosissima che si inerpica per le montagne – notte in hstal Mamallena in camerata – acquistiamo aereo per Changuignola al confine con il Costarica
6 settembre 2017 – taxi e aereo da Panama a Changuignola – taxi per frontiera (Sixaola) – pratiche visti e attraversiamo come 10 anni fa la frontiera a piedi su un ponte – altro taxi per Puerto Viejo de Talamanca – hostal da Fred!
7/12 settembre 2017 – giorni intensi e sereni da Fred a Puerto Viejo de Talamanca – affittiamo biciclette – andiamo a visitare terreni in vendita – il paese – spiagge varie – il Jaguar Rescue Center – l’11 settembre ci trasferiamo all’Hotel Banana Azul – al pomeriggio ci sposiamo sulla spiaggia! – il 12 settembre ci godiamo la Pura Vida! domani si parte…
13 settembre 2017 – in bus da Puerto Viejo de Talamanca a San Josè – hostal zona aeroporto ma carino – cena… al Mall!!!
14/15 settembre 2017 – partenza da San Josè con aereo per Panamà – dall’aeroporto (brutto e invivibile prendiamo taxi per centro città viste le oltre 7 ore di scalo – ripartiamo dal centro di Panama City e… rischiamo di perdere il volo! oltre 4h di taxi bloccati in untrafficol infernale! Un incubo! Riusciamo comunque a partire – volo da Panama City ad Amsterdam – scalo in città con pranzo e birre come d’abitudine – volo (in ritardo!!!) per Torino. Anche questa avventura è finita…
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